Oncologia ad indirizzo Senologico del Poliambulatorio San Camillo – Bari dott. Domenico Sambiasi
Modifiche nell’alternanza sonno-veglia possono aumentare il rischio di cancro al seno? Alcuni studi a livello mondiale ipotizzano che possa esserci una relazione e, a tale proposito, la Asl Bari ha messo a punto un progetto, attivato a gennaio 2018, che rende obbligatori gli screening mammografici per le lavoratrici dell’ospedale San Paolo di Bari, dove finora sono dieci i casi di donne, tra i 40 e i 50 anni, che fanno turni di notte e si sono ammalate di carcinoma mammario. Questo progetto è stato presentato a Bari l’8 marzo scorso, in occasione della Giornata della Donna, dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, dal direttore dell’Asl Bari, Vito Montanaro, e dal direttore dell’Unità operativa sorveglianza sanitaria e radioterapia medica dell’Asl Bari, Francesco Polemio.
Alcuni ricercatori canadesi che studiano questa patologia hanno scoperto che il rischio di sviluppare la malattia raddoppia dopo una vita di turni di notte (per almeno 30 anni). Il loro lavoro si è basato proprio sull’effetto del lavoro a turno fra gli operatori sanitari. Gli scienziati canadesi hanno selezionato per il loro studio 1.134 donne che soffrono di cancro al seno e 1.179 senza alcun disturbo. Le donne erano tutte coetanee e hanno fornito informazioni dettagliate sui turni di lavoro e sulla intera storia della propria vita professionale. Secondo lo studio, la sensibilità agli ormoni può alterare i fattori di rischio per la malattia. In particolare, la riduzione della quantità di melatonina è stata associata all’innalzamento della produzione di estrogeni e quindi all’aumento di rischio di cancro al seno tra le persone che lavorano con turni di notte. La melatonina, spesso chiamata “ormone del sonno”, viene prodotta naturalmente dal corpo umano oppure può essere assunta anche con integratori di melatonina per regolare l’orologio biologico. Lo studio canadese ha mostrato come tra le turniste fino a un massimo di 14 anni e quelle che avevano lavorato con turni di notte da 15 a 29 anni non si notasse alcun rischio elevato, ma le donne che avevano lavorato con turni di notte per almeno 30 anni avevano invece il ??doppio di probabilità di sviluppare il cancro al seno. I risultati sono stati simili sia per le donne che operavano nel campo sanitario, sia per quelle che lavoravano in altri ambiti professionali. I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista “Occupational and Environmental Medicine”, indicano però che, oltre alla melatonina, altri fattori potrebbero avere un ruolo altrettanto determinante: ritmi del corpo, disturbi del sonno, livelli di vitamina D e differenze nello stile di vita.
Nel caso dell’ospedale barese, sicuramente un campanello d’allarme il numero di donne lavoratrici (cinque solo negli ultimi mesi) che stanno affrontando la malattia e che ha portato il Servizio sorveglianza sanitaria Asl Bari ad avviare uno studio specifico. “Si ipotizza – spiega Montanaro – che l’alternanza sonno-veglia non adeguatamente governata nei turni di notte, nelle donne possa provocare una maggiore esposizione al rischio di contrazione del carcinoma mammario”.
Infatti, prosegue Polemio, la “melatonina, ormone a fortissima azione antiossidante e stimolante il sistema immunitario, viene prodotta al buio. Ma se la notte si lavora, si è esposti alla luce artificiale e quindi non si produce melatonina. In mancanza, prevalgono gli ormoni estrogenici che hanno un’azione accertata cancerogena”. Finora sono dieci i casi di cancro al seno al San Paolo: a esserne colpite anestesiste, ginecologhe, ma anche ausiliarie e infermiere, che adesso non fanno più turni di notte e sono state spostate ad altre attività, in cui non sono esposte a radiazioni ionizzanti e a sostanze chimiche.
Il progetto pugliese aumenta la frequenza degli accertamenti per diagnosi più precoci, non prevede limiti di età ed è obbligatorio.
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