Secondo quanto riportato durante l’ultimo International Meeting on Gastro-Esophageal Reflux Disease, sono 15 milioni gli italiani che soffrono di reflusso gastroesofageo. Molte persone sono afflitte da reflusso acido saltuariamente. Tuttavia, quando questa problematica si verifica ripetutamente nel tempo, può causare la vera e propria malattia da reflusso gastroesofageo con conseguente laringite da reflusso.
Con gli specialisti dell’ambulatorio di Otorinolaringoiatria del Centro San Camillo di Bari abbiamo parlato di reflusso gastroesofageo. Per capire cos’è, quali sintomi comporta, come si diagnostica, si tratta, ma anche se è possibile prevenirlo.
Cos’è il reflusso gastroesofageo
La malattia da reflusso gastroesofageo si verifica quando l’acido dello stomaco, risalendo, scorre ripetutamente nel tubo che collega la bocca e lo stomaco (l’esofago). Quando si deglutisce, infatti, una fascia muscolare circolare attorno alla parte inferiore dell’esofago (sfintere esofageo inferiore) si rilassa per consentire al cibo e ai liquidi di fluire nello stomaco. Poi, lo sfintere si chiude di nuovo. Se lo sfintere non si rilassa come dovrebbe o si indebolisce, l’acido dello stomaco può rifluire nell’esofago. Se il reflusso supera una determinata soglia per durata o intensità, può irritare il rivestimento dell’esofago.
La maggior parte delle persone è in grado di gestire il disagio con cambiamenti dello stile di vita e una terapia farmacologica. Sebbene sia raro, alcuni potrebbero aver bisogno di un intervento chirurgico per alleviare i sintomi.
Cause e sintomi del reflusso
Sono diverse le condizioni che possono influire sullo sviluppo della malattia da reflusso: alimentari, anatomici, funzionali, ormonali e farmacologici.
Tra i fattori di rischio che aumentano le possibilità ci sono:
- obesità;
- ernia iatale;
- gravidanza;
- disturbi del tessuto connettivo, come la sclerodermia;
- svuotamento ritardato dello stomaco.
Possono aggravare il reflusso il fumo di sigaretta, pasti abbondanti, mangiare di notte, cibi grassi o fritti, alcolici, caffè, farmaci (tra cui l’aspirina).
I principali sintomi del reflusso gastroesofageo sono:
- una sensazione di bruciore al petto (bruciore di stomaco), di solito dopo aver mangiato, che potrebbe peggiorare di notte o mentre si è sdraiati;
- rigurgiti di cibo o di liquido acido;
- dolore addominale o nella parte superiore del torace;
- difficoltà a deglutire (disfagia);
- sensazione di nodo alla gola.
Chi soffre di reflusso gastrico notturno potrebbe presentare anche:
- tosse;
- infiammazione delle corde vocali (laringite);
- asma o inasprimento di un’asma già presente.
Nel tempo, l’infiammazione cronica nell’esofago può scatenare altre patologie come laringite, stenosi esofagea, alterazioni precancerose dell’esofago (esofago di Barrett).
Diagnosi e trattamento
In presenza dei primi sintomi è opportuno recarsi al più presto da uno specialista per visita e approfondimento diagnostico. Per diagnosticare il reflusso gastroesofageo è possibile eseguire:
- Manometria esofagea
- pH-impedenziometria
- Esame radiologico del tubo digerente con mezzo di contrasto
- Gastroscopia
Per la diagnosi della laringite da reflusso viene sempre più utilizzata la fibroscopia o laringoscopia, un’indagine non particolarmente invasiva e per questo adatta anche a pazienti in età pediatrica. Si tratta di un esame endoscopico indolore, della durata di pochi minuti e a paziente sveglio, che visualizza faringe e laringe per valutare lo stato di irritazione tipico del reflusso.
Una volta diagnosticato il reflusso gastroesofageo, il primo passo è modificare il proprio stile di vita e la propria alimentazione, in modo da ridurre il peso corporeo e limitare gli episodi della problematica.
È necessario:
- puntare su una dieta equilibrata, evitando cibi che potrebbero peggiorare l’acidità come alcol, caffè, cioccolata, agrumi, menta;
- evitare il fumo;
- dopo i pasti attendere 2-3 ore prima di sdraiarsi o andare a dormire;
- consumare pasti leggeri, specialmente la sera;
- fare regolare attività fisica.
Si tratta di consigli utili anche per prevenire la comparsa del reflusso gastroesofageo.
Se i disturbi permangono, possono essere prescritti trattamenti farmacologici antiacidi, che bloccano o riducono la produzione dell’acido da parte dello stomaco, o farmaci procinetici, per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco dopo i pasti. Nei pazienti che non rispondono ai farmaci è possibile prendere in considerazione l’idea di interventi chirurgici volti a mitigare o eliminare la problematica.
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