Ambulatorio di Cardiologia e Malattie cardiovascolari del Centro San Camillo
Attacco ischemico transitorio (TIA) o, ancor peggio, ictus. Sono le gravi patologie che possono manifestarsi nel caso di restringimento quasi totale di un’arteria carotidea, detto stenosi.
Cosa sono le carotidi?
Le carotidi sono due arterie che decorrono nel collo, una a destra e una a sinistra. Le loro pulsazioni si possono avvertire ponendo le dita lateralmente al pomo d’Adamo.L’arteria carotide distribuisce al cervello sangue ossigenato proveniente dall’aorta, principale arteria che rifornisce il sangue arterioso a tutto il corpo.
Che cos’è l’ecocolor-Doppler carotideo?
Le carotidi possono essere facilmente indagate mediante un apparecchio a ultrasuoni chiamato Ecocolor-Doppler. E’ un esame innocuo e indolore che si esegue ambulatoriamente, dura circa 15 minuti e non necessita di preparazione particolare. Appoggiando semplicemente una sonda sul collo è possibile vedere se una carotide sia sana o se presenti una placca ateromatosa o restringimento (stenosi).
Cosa può succedere in caso di restringimento delle carotidi?
Nei casi di restringimento moderato (stenosi inferiore a 50%) della carotide non si avverte alcun sintomo. Ma la placca ateromasica può determinare il restringimento della parete interna della carotide, facilitando l’accumulo di trombi, fino alla chiusura lenta e completa della carotide, a volte in modo del tutto asintomatico senza importanti danni al cervello, che viene comunque rifornito di ossigeno dall’altra carotide e dalle vertebrali. Un restringimento maggiore della carotide (stenosi superiore a 50%) con o senza distacco di emboli può determinare invece un sintomo improvviso ed acuto neurologico, che può essere temporaneo TIA (attacco ischemico transitorio) o, ancor peggio, permanente (Ictus). Perciò, se una stenosi carotidea è superiore al 60-70%, occorre intervenire chirurgicamente correggendo il restringimento, asportando cioè la placca (endoarterectomia carotidea), prima che possa verificarsi il sintomo neurologico.
In che cosa consiste l’intervento alla carotide?
Lo scopo dell’intervento è quello di asportare la placca che restringe l’arteria, in modo che il flusso di sangue al cervello possa riprendere pienamente. L’intervento può essere eseguito in anestesia locale o in anestesia generale. Il flusso sanguigno viene interrotto ponendo delle pinze sull’arteria, così che essa possa essere aperta e ripulita. In alcuni casi viene introdotto un tubicino di plastica (shunt) all’interno dell’arteria, in modo che il cervello venga irrorato durante la chiusura della carotide. La placca viene asportata con molta accuratezza. L’arteria viene poi richiusa in genere con applicazione di una pezza di allargamento (patch), in tessuto sintetico compatibile con l’organismo e successivamente viene ripristinato il flusso di sangue al cervello. Il ricovero in ospedale di solito è di soli tre giorni.
Alternative alla chirurgia aperta carotidea, ad esempio la PTA
L’angioplastica con dilatazione mediante cateterismo (l’uso del cosiddetto palloncino) consiste nell’impiego di un catetere sottile che viene introdotto dall’arteria femorale quindi dall’inguine con un palloncino in cima al catetere. Sotto controllo radiografico il palloncino introdotto sgonfio viene gonfiato in corrispondenza della placca che restringe o stenotizza il lume della carotide che quindi viene dilatato e la stenosi viene corretta. Si preferisce oggi impiantare tramite lo stesso palloncino uno stent, cioè un tutore metallico a spirale, che viene aperto e posizionato dallo stesso palloncino durante la dilatazione e che serve a mantenere aperto il lume, schiacciando meglio la placca. Questo stent garantisce un miglior risultato a distanza della correzione della stenosi. Nonostante tutti questi accorgimenti, le complicanze hanno tutt’oggi una incidenza superiore a quella della chirurgia tradizionale. Per questo la PTA con stent è consigliabile solo in caso di placche meno pericolose, cioè compatte e non serrate allo studio ecodoppler oppure in caso di difficoltà anatomiche all’intervento tradizionale. In ogni caso il miglioramento della tecnica e soprattutto del materiale (cateteri più sottili, ombrellini di protezione) sta rendendo la PTA con stent sempre più sicura e quindi più proponibile.
Fattori di rischio
La combinazione di diversi fattori può aumentare il rischio di lesioni, la formazione di placche e l’insorgenza della stenosi carotidea. Questi fattori sono:
Pressione alta. L’ipertensione arteriosa è un importante fattore di rischio per la malattia ostruttiva dell’arteria carotidea. Un eccesso di pressione sulle pareti delle arterie può indebolirle e renderle più vulnerabili ai danni.
Fumo. La nicotina può irritare il rivestimento interno delle arterie. Inoltre, aumenta la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna.
Età. Le persone anziane hanno più probabilità di essere colpite da stenosi carotidea, in quanto con l’età, le arterie tendono a essere meno elastiche.
Livelli anormali di grassi nel sangue. Alti livelli di lipoproteine ??a bassa densità (LDL, il colesterolo “cattivo”) e di trigliceridi nel sangue, favoriscono l’accumulo di placche ateromatose.
Diabete. La patologia non solo influenza la capacità di gestire il glucosio in modo appropriato, ma anche la capacità di elaborare in modo efficiente i grassi, disponendo il paziente a maggior rischio di ipertensione e aterosclerosi.
Obesità. I chili in eccesso contribuiscono ad altri fattori di rischio, come l’ipertensione, le malattie cardiovascolari e il diabete.
Eredità. Se il paziente presenta una storia familiare di aterosclerosi o di malattia coronarica, presenta un rischio aumentato di sviluppare queste patologie.
Inattività fisica. La mancanza di regolare esercizio fisico predispone ad una serie di condizioni, tra cui l’ipertensione, il diabete e l’obesità.
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