Otorinolaringoiatria del Centro San Camillo – Poliambulatorio Bari
I sintomi tipici della malattia da reflusso gastroesofageo sono:
- Bruciore e fitte dietro lo sterno (cosiddetta pirosi retrosternale) che si irradia fra le scapole o al collo fino alle orecchie
- Rigurgito acido (ovvero percezione di liquido amaro o acido in bocca)
- Laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce
- Dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca)
Cos’è il reflusso gastroesofageo?
Il reflusso gastroesofageo è dovuto alla risalita dei succhi gastrici dallo stomaco verso l’esofago. Si tratta di un passaggio che avviene fisiologicamente durante la giornata, soprattutto dopo aver mangiato.
Tuttavia, se questi eventi superano una determinata soglia, in frequenza e durata, si presenta una condizione che dà vita a una vera e propria malattia. Questa patologia è abbastanza diffusa, poiché colpisce circa il 10-20% della popolazione in Europa.
Sintomi tipici e atipici
I sintomi tipici della malattia da reflusso gastroesofageo sono:
– Bruciore e fitte dietro lo sterno (cosiddetta pirosi retrosternale) che si irradia fra le scapole o al collo fino alle orecchie
– Rigurgito acido (ovvero percezione di liquido amaro o acido in bocca)
– Laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce
– Dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca)
I sintomi si possono presentare in modo continuativo nell’arco della giornata, oppure in modo intermittente.
Di norma, il reflusso può verificarsi al risveglio, dopo i pasti e durante la notte, solo in posizione sdraiata o piegati in avanti (per esempio, per allacciarsi le scarpe).
I sintomi “atipici” sono:
– Nodo alla gola con difficoltà di deglutizione
– Difficoltà digestive, nausea
– Singhiozzo
– Asma
– Otite media
– Insonnia
Quali sono le cause del reflusso gastroesofageo?
La malattia da reflusso gastroesofageo è causata da vari fattori: alimentari, anatomici, funzionali, ormonali e farmacologici.
La pressione della giunzione tra esofago e stomaco mostra considerevoli variazioni diurne ed è influenzata dalla dieta, dagli ormoni circolanti e da alcuni farmaci.
Un aumento della pressione intra-addominale, come nelle persone in sovrappeso e nelle donne in gravidanza, predispone maggiormente al reflusso.
Conseguenze su laringe e faringe: il reflusso laringo-faringeo
Fino a pochi anni fa, a causa della mancanza di idonea strumentazione, l’infiammazione di laringe e faringe dovuta al reflusso non era semplice da diagnosticare. I sintomi descritti dai pazienti venivano catalogati come causati da “boli isterici”: quando un paziente si recava dall’Otorinolaringoiatra e riferiva un disturbo a carico della laringe e della faringe, tipo la sensazione di costrizione alla gola, di presenza di un corpo estraneo, si diagnosticava per lo più la faringite cronica o appunto il “bolo isterico”, riconducibile a problematiche di tipo psicosomatico.
Poi sono arrivate nuove strumentazioni diagnostiche, le fibre ottiche, i fibroscopi, che hanno permesso di entrare nelle cavità senza fare anestesia, e ci si è accorti della particolare infiammazione a carico della laringe e della faringe, ma talvolta anche del naso.
I vapori acidi dallo stomaco, in forma di “aerosol”, tendono a salire verso la laringe, la faringe e la cavità nasale, che è il capolinea di questo percorso.
Il paziente inizia ad avere una sorta di ustione chimica a piccole dosi, che perdura lentamente fino a provocare un’infiammazione. Il sintomo caratteristico è l’ eccesso di muco perché, per difendersi da questo vapore, l’organismo produce quantità abnormi di muco.
Diagnosi: gli esami utili
Riducendo il livello di invasività, é fondamentale partire da:
1) Manometria esofagea: l’esame consiste nell’introduzione di una sonda attraverso il naso e la somministrazione di acqua in piccoli sorsi. Utile per valutare se ci sono anomalie della motilità dell’esofago (peristalsi).
2) pH-impedenziometria (anche dinamica per 24 ore): si posiziona un sondino piccolo e sottile che, passando attraverso il naso, arriva fino all’esofago ed è connesso ad un palmare. L’esame consente il monitoraggio della quantità di materiale refluito (sia acido che non acido) nell’esofago.
3) Esame radiologico del tubo digerente: il paziente ingerisce una piccola quantità di liquido di contrasto che permette di visualizzare l’anatomia e la funzione dell’esofago, dello stomaco e delle prime parti dell’intestino tenue.
4) Gastroscopia (EGDS): consente di esaminare l’esofago, lo stomaco e il duodeno, attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile con incorporata una telecamera e un sottile canale, attraverso il quale è possibile far passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie).
Trattamenti
La terapia di base per il reflusso gastroesofageo consiste in:
- Un’adeguata educazione alimentare e dello stile di vita, volta a ridurre il peso corporeo (soprattutto la circonferenza addominale); evitare il fumo e gli alimenti che potrebbero peggiorare l’acidità come cioccolata, menta, caffè, alcolici, pomodoro, agrumi.
- Evitare di coricarsi subito dopo i pasti, soprattutto quando pesanti o abbondanti (sarebbe necessario attendere almeno 3 ore) e consumare cene leggere.
Se i disturbi permangono nonostante le correzioni alimentari, vengono prescritti dei farmaci, che possono essere:
- Antiacidi: neutralizzano l’acido nello stomaco.
- Farmaci che riducono la produzione di acido: gli H2 antagonisti (famotidina, ranitidina)
- Farmaci che bloccano la produzione di acido: gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo)
- Farmaci procinetici: vengono utilizzati per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco, impedendo il reflusso di materiale, soprattutto dopo i pasti.
- La chirurgia per il trattamento del reflusso gastroesofageo è considerata una misura estrema ed è riservata a pazienti che non rispondono ai farmaci.
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